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lunes, 4 de junio de 2012

Memory the coulors in my mind





In quei giorni il mare era sorprendentemente piatto, l’aria calda.
Avevo conosciuto Isabelle.
Non era stato difficile avvicinarla al  primo incontro.
Dopo che ci avevano presentati al caffè.
Le chiesi gentilmente di sedermi vicino ( accanto) a lei.
Non ci dicemmo molto.
Ma sembrava che la conoscessi da sempre.
Le offrii la mia compagnia senza chiederle niente in cambio.
Lei si adagiò con il suo corpo sulla poltroncina e mi ascoltò.
Parlammo del più e del meno, come due amici, che si incontrano dopo tempo ma senza chiederci
nulla sulle nostre vite come se quel presente scandito in così breve tempo fosse l’unica cosa che poteva coinvolgerci e attrarre l’uno a l’altra.
Poi ci alzammo.
Isabelle era stata chiamata dall’amica Nicole che l’avrebbe accompagnata a casa.
Cosi l’avevo salutata, ma proprio in quel momento pensai che non sapevamo nulla di noi.
L’avrei rivista? E come? Se non sapevo dove incontrarla.
Isabelle mi aveva voltato in quel momento le spalle per andare incontro a Nicole.
-Isabelle.-
Fu la prima volta che pronunciai quel nome.
Mi venne fuori dall’anima, dalla paura improvvisa e disperata di perderla per sempre.
Era come perdere un sogno, era come perdere una felicità che non hai conosciuto mai,
ma che vuoi che continui.
E cosi il destino volle che proprio la sera che la stavo perdendo Nicole aveva deciso che doveva ancora rimanere al negozio che gestiva.
Ed io mi candidai per accompagnare Isabelle a casa. 

Era passata già una settimana.
Isabelle mi aveva invitato al suo compleanno.
Era giugno.
Lo avrebbe festeggiato con amici da Susi, un locale dove si mangiavano tapas e la proprietaria che lo gestiva, che era una ballerina di Tango, ad una certa ora trasformava la sala in una pista da ballo.
Dopo l’ultima volta che avevo visto Isabelle, mi ero accorto che non potevo più lasciarla.
Ero andato a comprare un libro.
Lo avevo scelto incuriosito tra i tanti come di solito facevo, quando andavo alla libreria del Vejo
Escritor, in via Galeano.
Poi mi recai a casa presi il libro e lo avvolsi attorno a della semplice carta che avevo per disegnare, adornai il pacchetto con un bel nastro di raso rosso e su la carta scrissi una dedica.

Quella sera Manuel andò da Susi con il libro in una mano e il suo cuore pieno di Isabelle.



Manuel allungò il braccio verso di lei e le porse una mano.
Lei le offrì la sua.
Si avvicinarono l’uno all’altra.
Isabelle si lasciò condurre tra le sue braccia, tra nuvole e tango.
Fuori dalla sua gonna gambe lunghe e affusolate.
Le mani bianche su di lui.
La mano grande di Manuel che le circonda la vita.
Un dolce sorriso su di una bocca rosa e occhi verdi in quelli di Manuel.
Gli occhi chiusi di Isabelle tra le braccia di lui.

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